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“Cafarnao” di Nadine Labaki

COSE DI UN ALTRO MONDO

La storia

Si deduce che Zain abbia circa dodici anni, lo dicono le ossa e la dentatura, non i documenti, né i genitori che, tra tanti figli al seguito, non possono mica ricordare di preciso un dettaglio del genere. Per questo Zain li cita in tribunale, i genitori, perché smettano di fare figli a cui rovinare la vita come hanno fatto a lui che, da quando è stato messo al mondo, si è sentito gettato dentro a un “capharnaüm”, un inferno. Siamo in Libano, nel sottoscala della miseria sociale e morale, dove i bambini e le bambine sono merce, i maschi sono forza lavoro, le femmine spose-bambine. Vite sgangherate, trascinate dentro luoghi scomposti, promiscui, squallidi, infetti. Nessuna cura, nessuna carezza. Solo urla, schiaffi e sguardi amari. Zain non ce la fa più, non accetta che la sorella minore diventi la donna di un quarantenne. Si ribella, ma invano. Allora se ne va via di casa, alla ricerca di una serenità sognata. La sua immensa intelligenza e la precoce esperienza gli aprono strade dove un’altra storia è possibile. Forse.

A chi?

A chi, dai 14 anni in su, agli adulti con la voglia di conoscere cose di un altro mondo. Che è fatto di adulti atrocemente impreparati a farsi carico dei loro piccoli. Un’esperienza indimenticabile.

Perchè?

Per aprire gli occhi lasciandosi inondare dal gettito emotivo che proviene dalla deprivazione e dall’incuria in cui sono costretti a affogare tanti minori per colpa di adulti che seguono come orologi svizzeri il circolo vizioso in cui il padre fa al proprio figlio ciò che ha subìto dal proprio padre, senza soluzione di continuità. Sarà un minore a interrompere il circuito e a dare una dolorosa lezione a tutti quelli (tantissimi) non sanno come è fatta una relazione.

Lo stile

Le riprese inquadrano luoghi e volti senza andarci troppo vicino. Sono riprese leali, lasciano allo sguardo uno spazio di sospensione, una via morbida per assorbire con delicatezza pezzi di realtà indigesti. Le riprese fanno parlare le immagini al punto che chi vede può sentire, al tatto, tutto lo spessore della poesia.

Da vedere

perché Il tempo e lo spazio sono maneggiati con cura, definiti in modo da lasciare venir fuori la crudezza di un mondo che si fa del male. Dove la nostra vista viene accesa dal luccicare dell’arguzia di un ragazzino straordinario, capace di affrontare un’infame lotta per la sopravvivenza, di trovare la via per attraversare la giungla senza mai diventare cattivo.

Locandina del film Cafarnao – Caos e miracoli (2018), diretto da Nadine Labaki. Immagine utilizzata a scopo di critica e discussione.

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